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martedì 12 aprile 2016

Il castello degli amanti

Diverse ore dopo lo scontro nel quale perse la vita il barbaro Chaos, i nostri eroi stanno proseguendo la lunga marcia che li condurrà alla città sacra di SHAMBALA quando vengono colti da un improvviso temporale, lampi e fulmini squarciano l’oscurità del cielo e per i nostri non vi è riparo se non quello offerto dalla vegetazione fungina, ma il vento e la pioggia cadono copiosi sugli avventurieri rendendo difficile il proseguimento del cammino.

Cercano spasmodicamente un riparo quando un lampo illumina in lontananza quella che sembra loro la sagoma di un castello, non distante da loro.




Avvicinatisi in prossimità del luogo dall’oscurità appare un uomo anziano, il quale si presenta come custode del castello li vicino il quale invita gli avventurieri ad entrare per ripararsi dalla terribile tempesta che li sta flagellando.
Non vedendo altro riparo i cinque accettano, si incamminano e giungono nei pressi della struttura che si presenta molto imponente.
Una volta all interno i cinque notano molta opulenza, grandi tende e tappeti, arazzi sulle pareti e statue ad ornare i lunghi corridoi.
D’un tratto un lampo illumina completamente la grande sala centrale, la luce avvolge ogni cosa ma al termine del lampo lo spettacolo che si trovano davanti lascia senza parole.
Un ambiente fatiscente e disabitato si dipana davanti i loro occhi, una struttura decadente ed in malora dove fino a pochi secondi prima vi era un castello nel pieno del suo fasto, una terribile illusione celava le reali fattezze del luogo ed i quattro eroi si rendono conto di essere caduti nella trappola di chissà quale orribile creatura.

Perlustrando il luogo sembra non esserci nulla rimasto intatto salvo la grande porta che si è magicamente chiusa alle loro spalle ed un vecchio arazzo raffigurante un vecchio cavaliere in armatura dorata.
Girando per le numerose stanze del castello non sembra esserci nulla che possa ricondurli al modo per uscire dal li quando salendo una scalinata Mertul nota di sfuggita una figura femminile che sparisce un istante dopo.
Al piano superiore si trovano al centro di una grande stanza esagonale, con sei porte una per ogni lato, ed una statua di una cavaliere nel mezzo, equidistante dalle sei stanze. Il cavaliere scolpito sembrerebbe essere di uguali fattezze di quello dipinto nell’arazzo visto al piano inferiore del castello.
Affacciandosi nella prima delle sei porte notano nuovamente una figura, questa volta non femminile ma in armatura, molto più giovane del cavaliere finora raffigurato, che appare un istante agli occhi dei quattro per poi sparire all’improvviso.

Esplorando tutte le stanze ne notano una differente da tutte le altre, è più grande e non è completamente spoglia, al suo interno infatti viene rinvenuto un arazzo molto bello, raffigurante una giovane donna in abiti nobiliari ed una strana scritta sotto di esso.


“Nessuno vuole essere dimenticato.
E’ sbagliato amare? Cosa è più importante, l’amore o il dovere?
Io chiedevo solo di poter amare..”


Leggendo queste parole il ranger Pallnor ha una reminiscenza, un ricordo di una vecchia leggenda che aveva sentito moltissimi anni fa e che probabilmente scopre in quel momento essere vera.

“In un castello viveva una coppia di sposi, felicemente sposati, benché lui fosse più vecchio di lei tutto sembrava andare bene e l’uomo era pazzo della sua sposa, la coccolava, la viziava, e faceva in modo che fosse sempre felice.
Ma la giovane ragazza era segretamente innamorata di un ragazzo della sua età.
Benché nutrisse grande rispetto per il marito e faceva del suo meglio per essere una brava moglie non poteva fare a meno di incontrare questo giovane e quindi si vedevano in segreto.
Ma un giorno furono scoperti e tale fu l’ira scaturita dal cuore infranto del cavaliere che fece murare vivi i due adulteri lasciandoli morire di fame.
Nonostante le urla e le suppliche mentre, mattone su mattone, gli toglieva la vita il vecchio cavaliere non trovò giovamento né sollievo nel suo gesto.
Il dispiacere e la furia furono così grandi che il suo cuore spezzato dal dolore non resse a lungo e morì poco dopo.
La leggenda vuole che da allora il castello sia infestato dagli spiriti dei due amanti che si aggirano soli o mano nella mano, tormentati dalla fame e dalla sete e chi li vede sparisce o viene ritrovato fuori di senno.
Nessuno riuscì mai a sanare quel posto maledetto, poiché nei secoli diverse famiglie vi hanno abitato fino a quando gli spiriti sono diventati abbastanza forti e sono state dunque apportate delle modifiche alle stanze.
Quindi nel tempo si è persa la conoscenza di quali delle tante stanze del castello siano quelle dove furono murati i due amanti.”

Dopo aver ascoltato la leggenda i compagni, constatato di trovarsi in un problema più grande di loro, non hanno altra scelta che agire d’astuzia e sperare di mantenere così salva la vita o la sanità mentale.

aprendo la stanza di fronte a quella con l’arazzo della nobildonna vi è una stanza di eguale grandezza, sul muro di questa stanza vi è una scritta, identica a quella letta in precedenza tranne che per un singolo dettaglio.


“Nessuno vuole essere dimenticato.
E’ sbagliato amare? Cosa è più importante, l’amore o l’onore?
Io chiedevo solo di poter amare..”


Mertul e Tenshi elaborano una strategia, nata dalla base della leggenda ascoltata pocanzi, il druido infatti crea grazie alla magia naturale, un gran numero di bacche magiche in grado di sfamare e ristorare.
Molto delicatamente ne poggiano una per ognuna delle sei stanze e dopo che tutte le bacche sono state posate al suolo un gran vento si alza e le bacche svaniscono misteriosamente.
Subito dopo l’accaduto la grande statua del cavaliere al centro della stanza inizia a muoversi misteriosamente rivelando una scalinata segreta che sembra condurre ad un piano superiore.

 Avvicinati alla scala Mertul capta una forte aura magica provenire dal piano di sopra, decidono di salire per svelarne la natura.
Il piano è molto simile strutturalmente a quello precedente, un grande spiazzo centrale di forma esagonale e sei stanze, una per ogni lato, salvo un unico particolare.
Al centro della stanza infatti vi è un tavolo in legno sopra al quale è poggiato un bellissimo vaso di cristallo con  sei rose di un rosso molto acceso al suo interno che brillano nell’oscurità della stanza.





Vi è una forte aura magica intorno quelle rose, la stessa aura percepita al piano inferiore, una magia che sembra tenerle in vita.
Tenshi decide di proseguire con la strategia precedente, poggiando la sua borraccia piena d’acqua sul tavolo vicino le rose e rivolgendosi ad eventuali spiriti nella stanza porgendola loro in dono per alleviare la loro secolare sete.

Subito dopo che il monaco ha terminato la sua offerta la borraccia sparisce ed un’apparizione di due giovani che si baciano colpisce i loro occhi per un secondo.
La chiave per uscire da quel castello infestato deve essere necessariamente nel vaso di rose e cos’ Tenshi, Akuma, Mertul e Pallnor decidono di posizionarle delicatamente una ad una all’interno delle stanze vuote e fredde del piano,
Una volta che l’ultimo fiore fu posato nell’ultima stanza le rose iniziarono a brillare, di un rosso luminosissimo e dai loro gambi spinati cominciarono magicamente a crescere radici e foglie che ben presto ricoprirono tutte le stanze trasformandole in un rigoglioso roseto.
L’intero piano era avvolto dalla vegetazione e la luce tornò a splendere in quel castello dopo secoli di sofferenza.
Davanti ai loro occhi due anime si manifestarono, due giovani amanti che mano nella mano, ringraziarono i loro salvatori che gli avevano restituito la libertà di amarsi per sempre nell’aldilà, per poi sparire nella luce dell’eterno.

Non appena le anime dei due svanirono da quello che era il loro corpo di pura luce caddero due anelli, alla vita uno d’oro ed uno di ferro.




( L'anello del prigioniero e quello del carceriere )

All’apparenza normali anelli se non fosse che il druido ne capta un’aura magica intorno.
Testando coraggiosamente i loro effetti Akuma e Pallnor scoprono l’abilità magica di tali anelli.
Colui che indossi l’anello di ferro non potrà mai toglierlo fintanto che un’altra persona tiene al dito quello d’oro, colui che indossa l’anello d’oro inoltre percepisce costantemente le sensazioni di colui che indossa l’anello di ferro.
Sapendone sempre le intenzioni e la direzione nel quale si trova.

Tornati alla grande porta del castello uscirono ed in lontananza videro un carro che trasportava un volto a loro noto, Torque, il chierico li aveva appena ritrovati ed, una volta raccontata la strana vicenda nella quale si erano trovati e dei magici anelli ritrovati, il gruppo riunitosi prosegue insieme i pochi giorni di cammino che li separano dalla lucente SHAMBALA.




venerdì 23 ottobre 2015

La fortezza del demone

Ristabilite le forze il gruppo si dirige verso la stanza della biblioteca, dove era scomparso lo stregone non morto, e cautamente decidono di esplorarla.
Ad un primo avviso la stanza si rivela essere vuota, nessuna presenza aleggia nel luogo, vi sono solo numerosi tomi di magia nera ed un grande scrittoio in fondo alla sala.

I quattro si avvicinano per esplorarlo e notano, nascosto nella parte interna, un piccolo meccanismo che una volta azionato apre un cassetto nascosto che cela due bottigliette contenenti una un liquido verde ed una un liquido rosso.
Torque le riconosce essere una pozione in grado di curare dalle ferite e l’altra in grado di donare una grande furia in combattimento per diversi minuti.

Non trovando null’altro nella biblioteca i cinque si dirigono verso la terza stanza, quella dove vi erano le maschere appese alle pareti ed una volta dentro iniziano a perlustrare la sala non trovando però nessun indizio utile. Dopo diversi minuti di ispezione Akuma decide di provare a distruggere una delle maschere colpendone una sulla parete alla sua destra con la sua spada.

La maschera di frantuma in molti pezzi e nell’aria una moltitudine di voci ridenti inizia a risuonare fra le pareti quando dalle stesse escono fuori numerose creature dall’aspetto gassoso che attaccano gli avventori con delle grandi falci.

Torque riconosce queste creature come delle Shae, degli spiriti provenienti dal regno delle ombre, che lavorano al servizio di potenti maghi oscuri.


Questi spiriti colpiscono duramente i cinque eroi colti impreparati dal loro attacco attraverso le pareti che rispondono però con forza grazie a Tenshi e Pallnor che colpiscono prontamente il nemico.

Mertul, il druido, scaglia una sfera di fuoco su alcuni spiriti che si trovano in lotta con Torque e la lupa del ranger, aiutando i compagni e dando modo al chierico di uccidere uno dei nemici con la sua mazza pesante, benedetta dalla luce di Paelor, mentre Akuma, il samurai, aiutato dalla precisione mortale delle frecce di Pallnor con il quale danno vita ad una serie precisa di colpi consecutivi,  colpisce implacabile i mostri rimasti con la sua fedele katana ponendo fine alla maledizione del luogo e le sue oscure presenze.

Uccisi tutti i nemici la più grande fra le maschere, sita in fondo alla stanza si spacca i mille frammenti facendo cadere dal suo interno un grande diamante di colore rosso, uguale a quello trovato nella stanza degli alberi. La seconda delle tre chiavi per aprire il grande portone in fondo al castello.

Finito il combattimento Torque si appresta a curare le ferite dei compagni quando Tenshi avverte un rumore al di fuori della porta. I cinque si avvicinano ed il ranger blocca la porta con la sua spada e da tempo agli altri di estrarre le armi e prepararsi ad un nuovo attacco.
Dall’esterno vi è un tentativo di aprire la porta che viene fermato dalla spada del ranger ed a questo punto il monaco sente dei passi allontanarsi, subito Torque, il chierico, apre la porta e, protetto dal suo scudo torre, esce allo scoperto.

Subito viene raggiunto da due frecce scoccate dall’ombra, una delle quali si infrange sul possente scudo mentre l’altra viene deviata prontamente da Tenshi che riconosce gli artefici dell’attentato, sono infatti i due uomini incappucciati che li avevano attaccati poco prima durante la loro irruzione nel castello nero.


Il monaco carica immediatamente seguito all’attacco dal fratello Akuma entrando in lotta con i due sicari che vengono però colpiti a morte dalle frecce del ranger che scocca impetuoso dal suo arco.
Uccisi i due uomini il gruppo decide di trascinare i corpi nella stanza delle maschere e chiudere la porta per non lasciare segni visibili e quindi di incamminarsi furtivamente nei vari corridoi del castello alla ricerca del terzo diamante e di indizi per scoprire chi si cela dietro tutto l’orrore visto fin ora.

Giunti davanti una porta il gruppo decide di entrare non avendo avvertito nessun rumore provenire dall’interno, una volta dentro lo spettacolo è raccapricciante, nella grande stanza vi sono numerose gabbie al cui interno, inermi degli uomini, o almeno ciò che ricorda un essere umano, senza vestiti ed immobili dietro le sbarre con gli occhi vitrei che fissano il vuoto.

Torque si rende conto che a quelle persone è stata sottratta l’anima con un terribile maleficio, tenta di entrare in contatto con loro ma i suoi sforzi sono vani.
Iniziano cosi ad esplorare la stanza quando trovano una mattonella del pavimento leggermente sollevata rispetto le altre che, una volta calpestata dal monaco fa scattare un meccanismo che rivela, sulla parete più in fondo la sala un piccolo scrigno dietro un passaggio segreto. Pallnor aprendolo trova al suo interno due pozioni che riconosce essere per curare le ferite.

Esplorata la stanza con i corpi immobili i cinque si dirigono verso il lato opposto del corridoio fino a giungere davanti un’altra porta dal cui interno proviene una specie di cantilena, come di un gruppo di persone che stanno pregando.
Il ranger decide di aprire cautamente la porta mentre i compagni estraggono le armi ma quello che vede oltre la soglia va oltre ogni aspettativa.
Vi è un’enorme salone, pieno di catene che convergono in un unico punto al centro del pavimento dove c’ è un grande calice incastonato al suolo. Su tutto pavimento è presente un grande disegno di un corvo con gli occhi rossi.

Nei quattro angoli della stanza ci sono degli uomini, senza vestiti, con un coltello nelle mani che pronunciano ripetutamente una nenia ipnotica, in alto c’è una sorta di balcone dove, da un grande pulpito, un sacerdote vestito di nero pronuncia la preghiera che ripetono gli uomini in basso a gran voce.

Improvvisamente il gran sacerdote urla delle frasi in una lingua oscura e gli uomini con il coltello in mano tagliano le loro gole all’unisono. 
Il sangue converge nel centro della sala riempiendo il calice che inizia a ribollire emettendo fumo e fiamme sempre più vive, le catene iniziano a muoversi incontrollate ed un demone dall’aspetto umanoide inizia a sorgere dal calice di sangue mentre il sacerdote completa la formula per l’evocazione dando vita all’ascesa della spaventosa creatura demoniaca.



L’orrenda creatura si accorge subito del gruppo fuori la porta e, con un gesto impercettibile, smuove le sue catene aprendo la porta ed afferrando per il collo Tenshi, Torque e Pallnor che vengono trascinati nel centro della stanza.
Nel frattempo il sacerdote fugge lasciando al demone da lui evocato il compito di uccidere gli intrusi.

Akuma e Mertul decidono di correre ad aiutare i compagni a liberarsi dalla presa delle catene che li soffoca ed una volta liberati inizia lo scontro che vede i due fratelli Akuma e Tenshi caricare furiosi verso il grande demone, ma qualcosa blocca il colpo del samurai che vede nel volto del nemico tramite un maleficio di quest’ultimo, il volto di un suo caro defunto. Ci pensa Tenshi a distogliere lo sguardo del fratello colpendo l’immonda creatura con il suo bastone ferrato.

Mertul invece scaglia diverse saette sul nemico che continua ad attaccare il gruppo servendosi delle catene sparse per tutta la grande sala.
Una volta ripreso dalla visione il samurai incalza con la sua spada colpendo ripetutamente il demone che ora, con tutto il gruppo su di lui, inizia a vacillare. Le frecce del ranger da lontano lo distraggono nei suoi colpi con le catene permettendo al monaco di colpirlo con tutte le sue forze facendolo accasciare nella pozza di sangue da cui è sorto, svanendo in una moltitudine di fiamme ed una nebbia di fumi infernali che, una volta dissoltisi rivelano ciò che rimane del demone.
Un grande diamante di colore rosso, l’ultimo per completare la serratura della grande porta in fondo al castello.

giovedì 15 ottobre 2015

Irruzione al castello!

Giunto a VIRN, dopo un lungo viaggio, il ranger Pallnor non perde tempo e, lasciata la sua lupa alle porte della città si attiva sin da subito nella ricerca del fratello e della sua compagnia.
Da buon avventore si dirige verso la taverna più vicina ed, una volta ordinato da bere, comincia a scrutare nella folla.
Nulla di sospetto né tantomeno volti familiari colpiscono la sua attenzione. Giunto il taverniere con la birra e qualcosa da mangiare, Pallnor chiede qualche informazione a quest’ultimo che, una volta sentite le descrizioni del ranger e della compagnia, consiglia al nostro di cercare presso la guardia cittadina, sicuramente più informata dei fatti.
Finito il suo boccale, il ranger si dirige verso la caserma delle guardie dove, parlando con il capitano circa le sue ricerche, scopre la terribile verità sul fratello.
Con l’animo distrutto dalla sconcertante notizia, il ranger Pallnor decide che non avrà pace finchè non avrà scoperto gli assassini del fratello e decide cosi di prendere quante più informazioni circa la compagnia con la quale viaggiava il fratello presso la stazione della guardia cittadina.
Il capitano dice che non ha molte notizie su quei forestieri ma che l’ultima volta sono stati avvistati dalle parti del mercato.

Senza indugiare ulteriormente Pallnor si dirige tempestivo dalle parti del mercato per raccogliere quante più informazioni possibili.
Giunto fra i banchi del grande mercato il ranger comincia la sua ricerca di informazioni, apparentemente senza risultati, quando nota fra la folla, dei bambini, con i vestiti logori, evidentemente orfani borseggiatori. Pallnor ne afferra uno chiedendo informazioni minacciando di portarlo dalle guardie nel caso non avesse collaborato.
Il piccolo orfano brontolando conduce il ranger in un vicolo dove vi sono altri piccoli borseggiatori che contano le monete rubate e giocano con dei piccoli coltelli.
Subito il bambino accompagnato da Pallnor fa cenno ad uno del gruppetto di avvicinarsi, il piccolo orfano, giunto sul posto viene interrogato dal ranger che viene accompagnato nuovamente da alcuni uomini diversi vicoli più interni da quello dove si trovano.
Giunto sul posto Pallnor si trova davanti tre persone, una donna in armatura e due uomini ai quali si presenta come il fratello del ranger ucciso qualche tempo prima in cerca di informazioni sull’accaduto.




I tre maghi, dopo un lungo dibattito, decidono di rilasciare le informazioni al ranger al quale spiegano ciò che sanno circa la gilda dei maghi del corvo e della pericolosità degli stessi, informando l’avventuriero che la compagnia nella quale si trovava il fratello si trova ora sull’isola dei condannati a svolgere una missione molto pericolosa.
Il ranger non ci pensa due volte a voler raggiungere queste persone e si accorda con i tre maghi affinchè lo trasportino dall’altra parte del fiume sulle rive di quest’isola.

Si accordano per partire entro qualche ora dandosi appuntamento presso i moli, dove trasporteranno Pallnor fino la sponda opposta del fiume per poi tornare indietro subito dopo.
Una volta partiti ed arrivati alle soglie del grande cancello magico dell’isola, il ranger si congeda dal traghettatore della gilda della fata e si dirige guardingo, con la sua lupa al fianco, verso la tetra strada che conduce dentro la fortezza dell’isola dei condannati.

Dopo qualche centinaia di metri, aiutato dal fiuto eccellente della sua lupa, il ranger scorge delle figure attraverso la nebbia, degli uomini davanti un enorme creatura, morta ai loro piedi.
Si avvicina silenziosamente ma viene udito dal samurai che intima al ranger di fermarsi.
Pallnor depone l’arco e, dalle descrizioni avute dal piccolo orfano borseggiatore e dalla guardia cittadina, riconosce quegli uomini come la compagnia con la quale il fratello aveva intrapreso il cammino.

Il ranger si presenta raccontando tutto, dell’attacco a KALDOR, della sua ricerca e del lungo viaggio che ha dovuto affrontare per trovarsi li, ed il gruppo racconta allo straniero della morte del fratello, della gilda del corvo e della missione che stanno compiendo sull’isola, il ranger capisce che l’attacco che ha subito con i suoi compagni qualche tempo prima è stato compiuto dalla stessa gilda che ha causato la morte del fratello, e chiede al gruppo di potersi unire a loro per vendicare il familiare caduto.

Con un po’ di diffidenza il gruppo di eroi decide di fidarsi del nuovo arrivato e cosi, con un paio di braccia in più, decide di creare un piccolo accampamento per riposare qualche ora dopo lo scontro, quasi fatale, con il grosso verme gigante che li ha attaccati da sotto terra.

Ristabilite le forze i cinque, si incamminano cautamente ed armi alla mano verso la grande fortezza al centro dell’isola. Il monaco percepisce nuovamente delle vibrazioni provenire da sotto il terreno, notando che aumentano quando il gruppo si muove meno silenziosamente, decidono quindi per un totale silenzio e passi cauti, in quanto temono un nuovo attacco dei terribili vermi, abitatori delle profondità dell’isola.
Durante il tragitto Mertul, il druido, interroga, con la sua magia naturale, dei gufi che volano nell’oscurità, dai quale percepisce una presenza molto maligna provenire dal castello.

Una volta nei pressi delle grandi mura il gruppo nota che intorno il perimetro vi sono una serie di grandi pali di legno appuntiti dove giacciono morti innumerevoli cadaveri impalati quando improvvisamente delle luci in lontananza colpiscono la loro attenzione.
Appostatisi dietro della vegetazione il druido nota una figura incappucciata che porta al guinzaglio due cani infernali, gli stessi che li avevano attaccati nella taverna di VIRN, il gruppo decide di attendere che il guardiano volti l’angolo del castello per tentare di entrare dentro la fortezza.

Una volta fuori dal raggio visivo dei terribili cani infernali, lentamente i cinque raggiungono le grandi pareti del nero castello, che manifesta tutta la sua opulente, oscura, grandezza.


Su una delle pareti rocciose, Mertul effettua un incantesimo, ricavando un piccolo passaggio dalla trasformazione della pietra in fango, che consente al gruppo di passare attraverso.
Una volta entrati tutti, notano di essere finiti in un sottoscala interamente fatto di legno, nel quale Tenshi, effettua un foro con il suo bastone causando un rumore sufficiente per essere scoperti da coloro che si trovano all’interno.
Subito il gruppo si accinge a salire le scale quando davanti si para l’uomo incappucciato che, libera i due mastini contro gli eroi per poi nascondersi fra i corridoi del castello.

Subito partono alla carica contro i due mostri Tenshi e suo fratello Akuma sfoderando le armi e dando inizio al combattimento, ma le brutte sorprese non sono finite perché alle loro spalle arrivano in carica due barbari armati di ascia che, nel pieno della loro ira, colpiscono Pallnor e la sua lupa.
A peggiorare la situazione Torque e Mertul percepiscono intorno a loro diversi uomini incappucciati che nascosti nell’oscurità del castello e i suoi pertugi, scagliano frecce furtive sul gruppo, già zavorrato di nemici.
Una volta uccisi i due segugi i fratelli del continente orientale caricano sui barbari a supporto dei compagni, lo scontro che nasce è durissimo, i barbari colpiscono duramente il gruppo che si trova in grande difficoltà, chiuso a combattere su di una scalinata.

Mertul scaglia una palla di fuoco che colpisce i due barbari e uno degli arcieri incappucciati, ma viene messo al tappeto dai colpi della bipenne impugnata dai nemici, lo stesso vale per Pallnor che colpisce i nemici con le frecce scagliate dal suo arco ma non abbastanza precise per ucciderli finendo a terra anch’egli, esausto.
Uno dopo l’altro i membri del gruppo cadono esausti sotto le frecce celate ed i colpi di ascia dei nemici ma Akuma, rimasto in piedi con la sola forza della volontà, non si dà per vinto ed uccide i due nemici con colpi precisi della sua katana.
A questa vista i due uomini incappucciati scappano per i corridoi del castello dando modo a Torque, il chierico, di stabilizzare e curare i compagni con la sua magia bianca ed una volta in piedi potersi nascondere in un’ala del castello, in quanto il foro nel muro creato dal druido si era richiuso con un effetto magico delle pareti ed era impossibile fuggire.
Prima di salire la scalinata Akuma nota sulla pelle dei barbari il simbolo della gilda del corvo.

(Sicari della gilda del corvo)

Una volta al piano superiore i cinque eroi, un poco ristorati iniziano, cautamente ad esplorare i vari luoghi del castello.
Giungono in un corridoio in cui vi sono tre porte, due su un lato ed una sull’altro ed una grande porta in fondo.
Decidono per una cauta ispezione, nella prima porta vi è una sorta di grande giardino, quasi come una serra, in cui vi sono degli alberi completamente avvizziti e nodosi, ricurvi su loro stessi e dei volti incisi sul tronco, Mertul si accorge subito che sono corrotti dalla magia oscura.

La seconda porta apre su di una biblioteca, in cui Tenshi nota una presenza di spalle che si volta non appena percepisce la presenza del monaco, rivelandosi come un non morto con in mano un libro di magia oscura che svanisce nel nulla ad una gesto della mano.
Subito il gruppo si dirige verso la terza stanza che si rivela essere piena di maschere, sui muri sul pavimento sul soffitto non vi sono altro che maschere.

Increduli della calma che regna ora nel castello quando poco prima vi era stato un sanguinoso scontro, il gruppo prosegue con le sue indagini. L’ ultima porta è più grande e massiccia delle altre ed è chiusa con una serratura con tre ingressi a forma di diamante. L’unico modo per aprirla deve essere nascosto nelle stanze precedentemente incontrate.
Dopo un breve confronto il gruppo opta per iniziare le indagini nella stanza con gli alberi avvizziti, fiduciosi della magia naturale del druido e bisognosi di qualche momento per riprendere le forze.

Entrati nella stanza, i cinque avvertono subito la grande aura negativa che avvolge quegli alberi, un senso di malvagità opprimente si insidia dentro di loro. Cautamente camminano fra i rami nodosi ed avvizziti, fino a raggiungere il fondo della stanza dove si fermano un momento per riprendere un minimo le forze, complice anche la stanchezza del duro combattimento appena terminato il gruppo non si accorge che qualcosa si sta avvicinando verso di loro, nascosta dalla corrotta vegetazione, tanto che nel giro di pochi secondi si trovano tutti e cinque, lupa compresa, intrappolati nella morsa di strane creature rivoltanti che si avvinghiano al gruppo chiudendo le loro bocche interrompendo così la possibilità di respirare.



(Strangolatore)

Akuma e Tenshi riescono però a divincolarsi dalla presa mortale delle orribili creature ed estratte le armi corrono in soccorso dei loro compagni uccidendo gli strangolatori, salvando la vita dell’intero gruppo.
Una volta ucciso l’ultimo mostro ad opera di Akuma e della sua spada, il samurai nota che dal corpo di quest’ultimo proviene un piccolo bagliore rosso che, avvicinatosi, si rivela essere una specie di pietra diamante, della stessa grandezza della serratura della grande porta alla fine del corridoio.

Le altre due pietre devono essere nascoste nelle altrettante stanze rimanenti intuiscono subito ma prima di andare ad investigare i nostri eroi sono costretti a fermarsi ancora nella stanza degli alberi per poter dare modo a Torque di curare le ferite dei suoi compagni e riposare qualche ora.